Paradiso outlet

Nella campagna fuori le mura di Palmanova ha aperto da poco il primo “outlet village” del Friuli. Incuriosito sono andato a fare un giro in questo nuovo e strano centro commerciale che, a quanto pare, ha destato molto entusiasmo fra friulani e giuliani.
L’idea di piazzare un’area commerciale in mezzo alla campagna, per quanto a ridosso dell’autostrada Venezia – Trieste, è l’ennesima conferma del furore costruttivo delle nostre comunità. La proliferazione di edifici a scopo residenziale, produttivo e commerciale continua con ritmi forsennati.
Eppure ci dicono che siamo a crescita zero, che le aziende chiudono per delocalizzare, che la gente non ha soldi da spendere. Allora perché costruire?
L’outlet village è un centro commerciale speciale, che raccoglie esclusivamente negozi definiti “outlet”, ovvero quelli che vendono merce uscita sul mercato almeno nell’anno precedente. In sostanza le aziende vendono a prezzi inferiori a quelli ordinari tutto ciò che non potrebbe più stare nel loro catalogo corrente.
Per esempio, un paio di scarpe di design del 2007 non ha più il valore originale nel 2008. Chi è disposto a sborsare oltre duecento Euro per avere un paio di scarpe all’ultima moda non accetterebbe mai di farsi vedere in città con le calzature dell’anno prima. Allo stesso tempo, chi non ha duecento Euro da spendere, ma agogna le scarpe da sfoggiare in centro, può svuotare i magazzini aziendali dalle giacenze.
L’idea è geniale. Le aziende produttrici di moda (raramente di altri articoli) si sbarazzano di quei prodotti che sarebbero altrimenti accatastati in attesa di smaltimento come rifiuti. Noi consumatori, felici, andiamo ad acquistare a prezzi “vantaggiosi” qualcosa che non ha più mercato e quindi, in teoria, non dovrebbe più valere nulla.
Insomma, portiamo a casa dei beni la cui produzione, design compreso, costa al massimo 1/10 della cifra che sborsiamo. Ma abbiamo risparmiato il 20% sul prezzo dell’anno scorso! Con l’inflazione corrente e la perdita di valore commerciale dei beni vecchi, in fin dei conti non ci fanno un grande favore.

L’outlet village di Palmanova però non è brutto come temevo. C’è chi detesta i centri commerciali (ma poi li frequenta), io no. Da anni, in contraddittorio con quell’architetto di mio padre, sostengo che anche Mercjât Vecjo è stato centro commerciale nel medioevo, così come Mercjât gnûf, oggi chiamato Piazza San Giacomo o Piazza Matteotti, lo è stato nel rinascimento. L’intera città di Udine è stata per secoli il centro commerciale del Friuli. Oggi, per motivi di spazio, di esigenze logistiche, sopra tutto perché gli affitti in centro sono troppo elevati, le attività commerciali si spostano in periferia, od in mezzo alla campagna. E’ l’evoluzione naturale del tessuto urbanistico e territoriale della nostra regione.
Quello che manca, senza dubbio, è un criterio di pianificazione territoriale accettabile. La caccia alle entrate ICI dei comuni ed una pianificazione delocalizzata hanno prodotto l’edificazione più sregolata della storia del Friuli. Il peccato è che enormi aree già coperte da capannoni vengano abbandonate, per trasformare superfici agrarie in distese di cemento. Creare ex novo costa meno che adeguare gli edifici vecchi alle nuove norme tecniche e di sicurezza, per altro in continua evoluzione, più per la spinta di chi ci guadagna che per una sincera preoccupazione dei governi nei confronti dei problemi della sicurezza sul lavoro.
In questo quadro sconfortante, che mi fa presagire un Friuli coperto di asfalto e luci in stile Las Vegas, devo dire che per lo meno l’outlet village ha qualcosa di buono nella sua bizzarra ricostruzione di un centro storico. In fondo si riconosce che a noi consumatori piacerebbe tanto passeggiare nelle strade di una piccola ed ordinata città, così come sono molte delle nostre. Se poi la gente vuole passare la domenica al centro commerciale ed allevare in questo modo i propri figli, non penso sia un problema che riguarda la pianificazione di edilizia e commercio.

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