Dopo avere appreso le notizie che giungono dalla capitale dell’Iran mi ricordo i fatti di piazza Tienanmen, quel 4 giugno 1989 che cambiò probabilmente il mondo, di sicuro segnò una svolta nella mia vita.
Dal sito della CNN: “Security forces wielding clubs and firing weapons beat back demonstrators who flocked to a Tehran square Wednesday to continue protests, two witnesses said.” (Articolo, in Inglese).
Un regime che ha la presunzione di definirsi “rivoluzionario”, un organo supremo che dovrebbe essere a guardia di una “rivoluzione”, forze armate che dicono di essere “rivoluzionarie”, usano le loro armi per impedire al popolo di cambiare, di fare una rivoluzione vera e propria, di modificare il sistema ed il modo di vivere in un paese. L’Iran per molti anni è stato additato a livello internazionale come una teocrazia particolarmente feroce. Certo molti di quelli che si indignavano per il regime degli ayatollah avevano (ed hanno) poco di cui vantarsi in fatto di indecenza, ma il regime in Iran è chiaramente ed evidentemente antidemocratico, conservatore e follemente teocratico. Ancora una volta la religione appare come pretesto per sostenere il potere, molto terreno, di un gruppo di individui spietati che sottopongono un intero popolo ad un controllo esasperato. Anche a Pechino nel 1989 le cose stavano in questo modo, invece della fede in un Dio, c’era la fede in un Partito, ma sempre di fanatismo e di negazione dei diritti fondamentali stiamo parlando.
I nostri politici si affrettano oggi ad indignarsi di fronte alle notizie che giungono da Teheran, ma nulla di più. Non c’è un tornaconto economico evidentemente. A Washington non c’è più smania di attaccare l’Iran e così ci si limita ad indignarsi. In altre occasioni il nostro stesso paese non ha esitato a fare rombare i reattori dei nostri Tornado, per difendere gli albanesi del Kossovo, o prima ancora per il Kuwait. Ma questa volta pare che non ci interessi e quindi i nostri politici si limitano ad indignarsi. Se avessero un minimo di decenza spedirebbero fuori dall’Italia i diplomatici iraniani a calci, farebbero partire delle sanzioni, un embargo, manderebbero i Tornado in Iraq pronti ad intervenire a difesa dell’idea universale di libertà. Ma metterci contro gli ayatollah non è più di moda, e così ci indignamo, mentre quelli reprimono, massacrano, imprigionano, torturano.
Beh, io non ho responsabilità di governo e posso tranquillamente dire che gente come talebani ed ayatollah va bombardata col fosforo fino a farli diventare cenere.
Tag: Ayatollah, Bombardamento, Democrazia, Difesa, Indignazione, Ipocrisia, Iran, Libertà, Massacro, Proteste, Regime, Teheran
giugno 25, 2009 alle 2:33 PM
Il problema peggiore è che ce li stiamo coccolando in casa sti fanatici.
Quindi oltre a non avere ritorno economico è pure politicamente insostenibile pensare di difendere la libertà…dentro i loro confini natii.
L’Eurabia della Fallaci si avvicina sempre più.Col nostro consenso.Purtroppo.
giugno 25, 2009 alle 7:44 PM
Beh cave_bit, in effetti il fanatismo l’abbiamo dentro da secoli. Il fanatismo sia politico che religioso intendo. Quanto ci abbiamo messo a diventare una società con una parvenza di laicismo? Circa due secoli. Tanto lunga è la lotta dei liberali, dei repubblicani, di movimenti come Giustizia e Libertà. Ancora oggi in Italia la voce del Papa conta quanto o più di quella di un nostro rappresentante democraticamente eletto. Ancora oggi in Italia ci sono giovani donne che non possono uscire di casa se non sono sposate, e quando sono sposate non escono di casa lo stesso se non sono scortate dal marito o da qualche parente. Italiane, mica arabe. L’arretratezza è un male non sconfitto in Europa. Non dimentichiamo che in Italia trent’anni fa o poco più si faceva saltare in aria la gente sui treni e nelle piazze. Di fanatici ne conosco tanti, molti sono anche miei parenti, e credimi che fatico a distinguere quelli italiani e cattolici da quelli musulmani o indu. Forse non ci riesco perché sono inguaribilmente idiota.
giugno 30, 2009 alle 7:17 PM
In Iran la lotta è per il potere, i giovani, poveri loro, sono solo la variabile impazzita. Qualche crepa c’è, Ali fazli, eroe di guerra, capo delle terribili guardie della rivoluzione, si è rifiutato di usare repressioni violente sui dimostranti e si è dimesso.
Non basterà, c’è in ballo il controllo dei cordoni della borsa, in mano alla famiglia Rafsanjani e Kathami. Li vorrebbe Kahmenei, che controlla clero, guardie, esercito. E il “nuovo Hitler” Ahmadinejad, che controlla?
Niente. E’ l’utile idiota. Putroppo l’unico che potrebbe cambiare le cose.
Cosa che non vuole, nessuno, specialmente in occidente.
Il paese rimane una bomba a tempo, milioni di ventenni, di istruzione elevata (e questo in occidente non piace) governati da un’aristocrazia di ultrasettantenni.
giugno 30, 2009 alle 9:57 PM
Ottima analisi Andrea. E’ piuttosto chiaro che il “problema” Iran non è tale, dato che nessuno si preoccupa di adottare la consueta soluzione militare.