Meditazioni sul voto europeo

Domenica 25 maggio si svolgeranno le elezioni per nominare i rappresentanti italiani al Parlamento Europeo. Credo che moltissimi italiani intendano astenersi dal voto e sono convinto che sbaglino.

Innanzitutto perché astenersi è sempre un modo per non esprimere la propria volontà. Inutile poi lamentarsi se le cose non vanno come si desidera: quando avremmo potuto parlare abbiamo scelto di tacere.

In secondo luogo, e credo sia questo il nocciolo della questione, scegliere i propri rappresentanti è un diritto ma anche una mossa intelligente.

La campagna elettorale che si sta svolgendo in Italia è fuorviante. Completamente fuorviante. I partiti e i movimenti si stanno confrontando come se si trattasse di elezioni comunali. Non è così. Il dato italiano non è quello globale: nessuno perde o vince in Italia, ma si perde o si vince in Europa. Il confronto è fra il blocco di destra, quello di sinistra e quello dei nazionalisti antieuropei. Che poi i blocchi siano rappresentati da partiti locali, come possono essere FI, NCD, PD o movimenti come M5S, questo è un discorso italiano, ma a livello europeo conta relativamente.

Il punto è un altro: vogliamo l’Unione Europea o no?
Molti non la vogliono, ritenendo che un’Italia che continui a camminare da sola possa tutelare meglio gli interessi degli italiani.

Io credo invece che un’Italia che cammini da sola sia utile per tutelare gli interessi di pochi italiani, lasciando mano libera per barcamenarsi fra alleanze e voltafaccia, come sempre è accaduto fin da quando i Savoia si imbarcarono nell’impresa di inventare l’Italia moderna.

Credo piuttosto che l’Italia da sola possa produrre un effetto apparentemente benefico sull’economia dei singoli, semplicemente con una moneta che si possa svalutare a piacimento, stampando banconote in quantità, ma questo alla lunga si trasformi in un enorme danno per tutte le famiglie e per i risparmiatori, mentre sarebbe tutto sommato indifferente per i grandi poteri finanziari.

Mi spiego. Se tornassimo alla Lira potremmo, secondo gli antieuropeisti, stampare moneta e svalutare quanto ci pare e piace. Cosa significa? Significa che per fare passare lo stipendio di Tizio da 1 milione al mese a 1.5 milioni al mese posso semplicemente stampare 500 mila lire e dargliele.

Tizio sarà contento, perché avrà 500 mila lire in più. Ma avrà una brutta sorpresa quando scoprirà che anche i prezzi sono aumentati del 50%. Quindi ciò che prima costava 10mila lire ora ne costa 15mila.

Il risultato? Potere d’acquisto pari a quello di prima. Sullo stipendio.

Il problema però sono i soldini che stanno nel salvadanaio. Perché i miei soldi risparmiati con fatica e sacrifici si svalutano. Significa che oggi 10 milioni di Lire valgono come 660mila lire di un anno fa. Quindi ho perso un mucchio di risparmi.

E che fine hanno fatto quei valori persi? Indovinate un po’, dove vanno a finire i soldi “virtuali” spariti. Nelle solite tasche.

Il vantaggio dell’Unione Europea e dell’Euro è stato che i miei risparmi non hanno perso molto valore negli ultimi 13 anni. Con le lire avrei in mano un pugno di mosche, con gli Euro ho in mano un potere d’acquisto.

Ma lasciamo stare le questioni puramente monetarie.

Quanto conta l’Italia da sola sul piano internazionale? Guardate due casi eclatanti: il caso sei Marò in India e il problema immigrazione.

L’India se ne frega dell’Italia, le loro beghe interne, il bisogno di fare bella figura del loro governo, conta più di un paesucolo di 62 milioni di abitanti, che di fronte all’India fa ridere. Si si, abbiamo il Colosseo e tanta storia e cultura. Ci facciamo il turismo. Ma a parte questo?

L’immigrazione per un’Italia sola sarebbe un problema italiano. Invece con Schengen è un problema europeo. Mi direte “ma se gli immigrati ce li becchiamo tutti noi!”. Si, ce li becchiamo noi semplicemente perché i nostri rappresentanti ai vertici della UE permettono che gli altri paesi svicolino, ignorando il problema. Se i nostri rappresentanti e il nostro governo avessero un po’ di carattere il problema non si porrebbe solo per l’Italia.

Questa incapacità italiana di farsi valere in sede europea è in fin dei conti la principale caratteristica del nostro paese. Deriva proprio dal modo con cui scegliamo i nostri rappresentanti al Parlamento Europeo. Se continueremo ad accettare le candidature di coloro che non hanno trovato altro posto, di spoltronati dalle ultime elezioni politiche, di gente che cerca uno spiraglio per fare carriera e viene messa in parcheggio a Strasburgo in attesa di “elezioni più importanti”, beh se continueremo ad accettare questo e a premiare questo criterio di selezione, è certo che non otterremo mai credibilità in Europa.

Sorvoliamo poi sull’uso dissennato dei fondi comunitari, soprattutto sul non uso delle milionate di Euro che vengono rispedite al mittente, semplicemente perché gli italiani non sono capaci di usare i fondi comunitari, sia per mancanza di idee, sia perché ci sono regole chiare che impediscono di fare i furbi.

Certo, se avessimo buoni rappresentanti in Parlamento sarebbe più difficile lamentarsi, grosso guaio: lamentarsi è il primo sport italiano (credevate fosse il calcio?).

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