Le disavventure di un utente nel “mondo” che avanza
ATTENZIONE: IN QUESTO ARTICOLO SI FA AMPIO USO DEL TURPILOQUIO
Uso molto l’accesso a dati pubblicati su web per lavoro. Parlo di cose tristi e becere come enormi tabelloni di dati, vettoriali contenenti informazioni geografiche ecc ecc. Mica si tratta di cose divertenti come video musicali, giochi o partite in streaming, la mia è roba triste e tagliata male.
I web designers incaricati dal “proprietario” (amministrazione pubblica) decidono un “bel” giorno di fare l’aggiornamento di un portale che uso molto spesso, per farlo più figo. Ci si mettono d’impegno e con gli sviluppatori creano un portale rinnovato.
Cambia l’aspetto grafico, rimangono gli stessi dati, apparentemente dal mio punto di vista non cambia nulla a parte la grafica, di cui onestamente non me ne fotte un cazzo perché non devo andarci a letto col loro cazzo di sito, ci devo scaricare dati.
Fatto sta che appena provo ad accedere dal “campo”, perché ho bisogno di dati, usando il mio device che risale – udite udite – all’annus Domini 2012, si impianta e non vedo più una mazza.
Smadonno e cerco di capire. Non l’ha mai fatto prima!
Ah: il nuovo sito è bellissimo (per mamma sua) ma per accedervi devi avere installato la versione nuova dell’applicativo con l’ultima versione di Poba 13.8.2.
0k, a sto punto io devo fare un lavoro in più. No no, amici non storcete il naso dicendo “edichecazzo tilamenti è una monata”. E’ una monata ma io non sono un cazzo di informatico, sono un povero idiota di biologo ambientale! Oltre tutto, a fine giornata faccio il rendiconto delle ore. Se il 20% delle ore è non fatturabile, passi, se arriviamo al 25% – 30% sono in bancarotta. Isal clâr frut?
Ma torniamo al povero biologo ambientale che in mezzo all’alveo del Tagliamento, la cosa più vicina alla Death Valley che ci sia in Friuli. Mi ritrovo a tentare di aggiornare il mio device perché i bravi sviluppatori di una società di cui non fa nomi hanno deciso di cambiare dbase e interfaccia di quel portale che andava benissimo fino a ieri (ed era apprezzato da tutti gli utenti).
Non ci riesco, perché il mio device, risalente all’età dei castellieri (è del 2012, che cazzo pretendi?), non è in grado di supportare questi aggiornamenti.
Allora da povero biologo ambientale, bestemmiando come un infedele del Vaffankulistan sovietico, provo ad aggiornare l’OS in toto, come suggerito da una fottuta finestra di dialogo. La mamma delle finestre che danno notizie generatrici di isteria è prolifica e vive nel web.
Ma no, il device è dell’inizio dell’età dei castellieri, il 2012 è ben oltre il limite della protostoria, si sa che già Priamo aveva un device più moderno e si guardava le battaglie in virtual reality 3D dalle mura di Ilio senza problemi, pure in streaming, ché aveva montato una 3D cam sull’elmo di Ettore. E poi aveva una connessione migliore del tuo merdoso 3G, caro sfigato 2017.
Ninìn, ho provato a passare per il mio fottutissimo e nuovissimo router 4G portatile e ti annuncio che qua c’è solo il 3G, in sta spianata dimenticata da molti ma non da tutti, dove scorrazzano i bilics carichi di ghiaia in un turbinare di polvere. Uno scenario dove la comparsa di un elicottero d’assalto in esercitazione di ricerca al suolo ti pare tutto sommato normale. Finito di guardare come un babbeo le evoluzioni dell’elicottero da attacco, il povero stronzo biologo ambientale si rende conto di non essere da qualche parte vicino a Baghram e torna a contemplare l’alveo apparentemente infinito. Ma’tta gazzu, sono 840 metri da scarpata a scarpata, di che ti lamenti?
E qui, ispirato dall’elicottero, inizio a pensare che un satellite e magari un AWACS in rotazione … vaffanculo, ma che cazzo dico, basterebbe che i web designer e gli sviluppatori invece di ejaculare gioiosamente righe su righe di codice nuovo e incomprensibile per il device non nuovissimo, avessero la pietosa e doverosa decenza di rispettare un principio: il cittadino ha diritto di accedere ai dati ambientali e territoriali. Il diritto non è mediato dalla frequenza con cui acquista un nuovo device.
E’ la legge del mercato bambolo. Col cazzo, esistono le leggi della Repubblica che mi garantiscono il diritto di accesso ai dati non subordinato all’aggiornamento continuo del mio hardware!
Poi, idiota mi fermo di botto nella mia invettiva interiore contro il sistema, ricordo l’Articolo 6 della Costituzione (con cui Stato e Regioni si puliscono il deretano) e considero che in fondo il concetto di “diritto” passa attraverso l’appartenenza a una maggioranza, alla colata lavica di individui, all’adunata oceanica.
Ed è così che, per non smettere di lavorare, mi metto allegramente a fare un po’ di topografia old school, che bussola, distanziometro e blocchetto di fogli di carta sono pur sempre gestibili. Li aveva già il tizio che disegnò nelle grotte di Lascaux (un gran bel pezzo di taccuino!).
Conclusione seria: potreste per favore creare due versioni di ogni portale che fornisca informazioni territoriali, ambientali e legali in modo che ce ne sia sempre anche una molto old, triste, spoglia, senza meravigliosi effetti speciali, ma consultabile anche con un Commodore 64?
Tag: Aggiornamento, Dati, Dati ambientali, Dati territoriali, Device, Evoluzione, Harware, Mappe, mercato, Portale, Software, Sviluppo, Web, Web design
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