Conta molto più della realtà in sé
Stamane ho ascoltato la radio mentre guidavo verso questo temporaneo ufficio volante, c’era “Radio anch’io”, programma ormai storico della RAI. Uno degli invitati (mi dispiace non ricordo i nomi) ha detto chiaro e tondo che il problema dell’immigrazione esiste, ma la sua dimensione percepita è molto maggiore rispetto a quella reale. Portava ad esempio delle indagini svolte con sondaggi da cui risultava che la presenza degli immigrati viene moltiplicata enormemente nella percezione dei cittadini.
Poco dopo un altro ospite, parlando di Siria e ISIS, spiegava come le cartine geografiche del Medio Oriente pubblicate dai giornali riportino ogni giorno una geografia differente dei territori controllati dal “califfato”. In sostanza, in questo modo, nonostante una gran quantità di informazioni fornite, il pubblico non sa quali siano i territori realmente controllati dall’ISIS, ma percepisce che siano immensi e in crescita continua. La differenza fra fornire informazioni che attraggano l’attenzione e fornire informazioni chiare e utili è evidente.
Tutto questo porta molti a minimizzare il problema, io trovo invece che sia molto sbagliato farlo. Una parte dei politici italiani tende a sottovalutare la percezione dei cittadini, almeno quando non si trovino vicino a una scadenza elettorale. Altri politici invece badano solo alla percezione dei cittadini, senza tenere in debita considerazione la realtà misurabile.
Il risultato è catastrofico, perché i primi sono incapaci di dare ai cittadini la sensazione di benessere e sicurezza che desiderano, i secondi non sono capaci di creare condizioni necessarie per un reale benessere.
Questo effetto io lo trovo più o meno in tutti i temi che vengono portati all’attenzione del pubblico ogni giorno e, di conseguenza, alla ribalta di un dibattito politico confuso. Trovo la stessa marea di informazioni confuse sul tema del cambiamento climatico, su quello dei vaccini, sulla sicurezza delle città, sul sistema sanitario, sulla scuola. Chiunque scrive a caratteri cubitali che vi sta fornendo l’unica e indiscutibile verità. Onestamente non mi viene in mente un solo caso in cui la percezione da parte di noi cittadini non sia distorta rispetto ai dati reali, quando dispongo di questi dati ovviamente. Se dei dati non dispongo, sono costretto a raccogliere informazioni, valutarne la fonte, fare controlli incrociati. Insomma sono costretto, per avere un quadro realistico delle cose, a fare il lavoro che dovrebbero fare altri.
In alternativa devo accettare di rispondere emotivamente a ogni notizia, senza pensare troppo, finendo sballottato a destra e a sinistra, con una crescente sensazione di insicurezza, di catastrofe imminente o di vivere in un tempo orribile. Poi guardo i miei genitori, penso a quando da bambini fuggivano dalle bombe e dalle SS e mi rendo conto che la mia percezione del mondo attuale è molto distorta.
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