Batte nel cielo della nostra Patrie
[prima di pensare che stia veramente citando Benito Mussolini, apri il link, sempio!]
Sto facendo un lavoro che non solo richiede molto tempo, ha come presupposti essenziali il possesso di nozioni di trigonometria, statistica, uso dei sistemi informativi territoriali (GIS) e molta (molta) ecologia. Oltre a una certa esperienza nell’uso di tutte queste cose messe insieme.
Ci vuole un ca**o di nerd per fare sto lavoro.
Ma per il mio cliente ed i miei partner in questo progetto è semplicemente una cagatina, roba da poco. Perché diamine ci metto tanto?
Quando gli presenterò il conto, conforme al preventivo e certamente insufficiente a ripagare il lavoro fatto, storceranno il naso. Quelli che pagano innanzitutto e il coro dei partner, quelli che “faccio tutto per mezzo tozzo di pane” a sostenere il loro sconcerto.
Ebbene, ve lo dico per l’ennesima volta: se il mercato della vostra città, regione, stato non dispone di un numero sufficiente di clienti che vogliano acquistare i vostri servizi, allargate il mercato o cambiate prodotto, ma non cambiate la qualità!
Una cosa che dico da quindici anni ai miei clienti è: se viene da me è per comprare una Ferrari, la Punto non la trova. Vuole una Punto? Vada alla concessionaria della FIAT, questa è una concessionaria Ferrari.
Se vendessi Ferrari avrei molti clienti felici. Invece vendo servizi che sono comprensibili (forse) a una decina di persone in tutto il Friuli Venezia Giulia. Purtroppo queste persone si rivolgono a società con sede nelle grandi città, supponendo che a Udine non ci possa essere un c***o di nerd con competenze al livello di quelli che sono emigrati, da mezzo mondo, in alcune grandi città.
Per inciso, c’è gente più brava di me da queste parti, ma non fanno gli ecologi applicati o i consulenti ambientali. Saggi o fessi?
Da (ex) alpinista so che arriva il momento in cui devi decidere se continuare o tornare indietro. La seconda ipotesi è quella che ti pesa di più, ma la rinuncia ti salva spesso la vita e ti permette di ritentare l’ascensione, o di salire altre mille montagne più belle. Vendo servizi troppo raffinati e costosi per operare a Udine e nel giro di peracottari locale. Quindi devo scegliere se andarmene o cambiare lavoro.
Non è una scelta facile. Ho spesso detto che odio il mio lavoro. Non lo odio per ciò che è. Il mio mestiere è usare la conoscenza dei processi naturali per aiutare le pubbliche amministrazioni e i privati a ideare e attuare progetti o piani per usare quanto messo a disposizione dalla natura, senza degradare la risorsa al punto da renderla inutilizzabile e senza creare un rischio inaccettabile per la salute e il benessere umano.
Ma non sono il Messia. Se amministratori e imprenditori chiedono solo di trovare fantasiose giustificazioni a progetti concepiti esclusivamente per ottenere un profitto immediato, senza considerarne gli effetti a medio e lungo termine, non posso convincerli a comportarsi diversamente. Ciò che i miei clienti chiedono è di “scopare la polvere sotto il tappeto”, mentre loro stessi rimuovono persino l’idea che quella polvere esista.
Dall’altro lato c’è il paradosso degli ambientalisti, o meglio di quelli che definisco “ambientalisti emotivi”. Quelli che sono rimasti scioccati quando hanno visto per la prima volta Bambi al cinema e, da allora, odiano i cacciatori e coccolerebbero persino un’Eunice viridis. Questi pretendono che si tiri fuori il letame dove c’è solo polvere, perché qualunque progetto è sbagliato. Senza discutere. Ogni progetto è sbagliato e terrificante perché devasta il pianeta e uccide certamente la mamma di Bambi. Senza considerare che spesso indossano abiti fabbricati con derivati del petrolio, scorrazzano su biciclette il cui telaio è stato costruito usando metalli, estratti in miniere a cielo aperto in qualche paese del terzo mondo e via dicendo. Perché, la carta igienica che usano loro, mica è fatta con gli alberi. No, è generata con una magia, così toga che Gandalf se la studia e ristudia ma non ha ancora capito come funzioni.
E così, tu che sei un c**zo di nerd e hai dedicato una parte (troppo?) lunga della tua vita a studiare, ti trovi preso fra l’incudine e il martello. Guadi un fiume di feci diarroiche. Respiri a pieni polmoni sulla cima di una ciminiera. E ogni giorno ti chiedi chi te l’abbia fatto fare. La risposta è terribile: sei stato tu, pote.
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