Metteteci davanti ciò che vi pare, anche un salutare “vaffa”.
Come un maratoneta al 40° chilometro, sento avvicinarsi il traguardo.
Ho dolori ovunque, sono stanchissimo, il fegato ha assunto dimensioni e consistenza da cirrosi, lo stomaco non distingue più flusso e riflusso, l’intestino tenta di impiccarsi da sé e il cervello, annebbiato, anela il ritorno alle preoccupazioni e ai mille problemi del lavoro.
Le chiamano vacanze di fine anno. Secondo molti autori (AAVV, 2020) accorciano la vita media probabile degli individui che le subiscono, fino a 11,459 +/- 1,712 anni.
Il vocabolo “subiscono” non è del tutto inappropriato o ironico.
Le convenzioni sociali impongono, ai membri dei popoli che vivono a
Sud delle Alpi, una serie di riti il cui scopo dichiarato è rafforzare i rapporti all’interno di una comunità. A Nord delle Alpi sono andato solo una volta a S. Silvestro, ma l’ultima cosa che ricordo è di avere visto gli indigeni accompagnare la pasta mit astice con dell’Havana Cola. Poi il nulla: amnesia?
Più stretti sono i rapporti fra gli individui, maggiore è l’intensità delle azioni necessarie a mantenerli in buono stato. Bisogna usare molta energia per conservare l’ordine. Dal punto di vista termodinamico non fa una grinza.
A Sud delle Alpi i legami fra individui sono mediati da alcune celebrazioni religiose, seguite da lunghissime sedute di alimentazione estrema.
Ho da poco terminato la lettura del libro di Stephen Hawking intitolato A Brief History of Time, in cui il fisico spiega, fra le altre cose, i principi generali di diverse teorie e settori della fisica. Fra queste vi è la meccanica quantistica. Trasposta nell’ambito sociale di noi mediterranei, possiamo dire che l’attrazione sociale fra due individui è direttamente proporzionale alla quantità di cibo che ingurgitano insieme. È che un quanto in questo caso è attorno a 500 kcal. Invece che tramite il gravitone, noi siamo connessi col panettone.
E dato che, secondo Einstein, E = mc^2, anche se non c’entra nulla, è facile avere la tentazione di attribuire a questa legge la capacità di spiegare perché la massa di un individuo aumenti, fra il 24 dicembre e il 6 gennaio successivo, di circa il 5%. Nonostante tutto, l’indice epatosomatico (HSI) schizza alle stelle, perché gli epatociti cadono uno dopo l’altro come fanti sul Carso nel 1916, lasciando una desolata distesa di connettivo.
Nell’annaspante e disperato tentativo di impedire l’accumulo di 10 kg di acidi grassi negli adipociti, ho persino tentato di fare qualche passeggiata. Complice il meteo tipico del Mediterraneo vero, ho infilato un paio di giornate da 18000 passi. Perché in tutta questa patetica pantomima, mi ostino a buttare un’occhiata all’app che dovrebbe calcolare il bilancio calorico giornaliero. Ovviamente ho rinunciato a inserire gli alimenti consumati a partire dal 24 dicembre, perché la cena della Vigilia è già una prova durissima. Anche se, allo scoccare della mezzanotte, ti senti ancora in grado di arrivare dignitosamente all’Epiafania.
Il 25 sera tuttavia inizi a pensare che sti cavolo di Magi avrebbero dovuto darsi una mossa; ma è alle 00:01 del 1 gennaio, mentre tenti di non ruttare clamorosamente in faccia a coloro cui dici “buonannoooo”, che ti rendi conto di non potere superare il pranzo di Capodanno.
Cambiare queste abitudini sarebbe disastroso dal punto di vista socio-economico. Innanzitutto, crollerebbe il PIL dell’Italia. Considerato che abbiamo chiuso una quota rilevante delle fabbriche, che le materie prime le importiamo quasi tutte, persino le case di moda sono state vendute a investitori stranieri (e comunque gli abiti li confezionano in altri paesi), se togliessimo anche il mangia e bevi, saremmo in ginocchio.
Pensate solo a quelli che hanno piantato millemila ettari di Glera per saltare sul carro del Prosecco. Già così come stiamo messi ho trovato una bottiglia a 1,50€ a Cagliari. Fra vetro, tappo, etichetta, capsula e traghetto, il liquido contenuto all’interno probabilmente vale 1 o 2 centesimi. Questa è disperazione. Togli pure l’obbligo di brindisi ripetuti e sei del gatto.
Quando arrivi alla sera del 1 gennaio sei precisamente indeterminato come il gatto di Schroëdinger, nel senso che nemmeno tu sai se sei vivo o morto, chiuso in una scatola con 4 panettoni.
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