I politici italiani, sia nel governo centrale che nelle regioni, stanno gestendo più che altro il consenso, non una crisi saniaria, sociale ed economica.
È l’emblema del fallimento della politica degli ultimi tre decenni. Tutti hanno paura di essere accusati di “non avere fatto niente, ma fare qualcosa richiede organizzazione, denaro, strutture. La prevenzione invece, le famose misure di contenimento dei contagi, richiedono divieti. Non andare a scuola, non andare al bar, non andare al ristorante, non uscire dal comune. Sono tutti sacrifici psicologici per gli utenti, enormi sacrifici economici per gli operatori.
Così i politici prendono provvedimenti timidi, tentano di scaricare sugli “scienziati” la responsabilità delle decisioni.
Quello che più mi preoccupa è che i politici non sembrano pensare alla gente, in termini concreti. Sono si preoccupati, ma solo di cosa pensa la gente delle loro azioni (e inazioni). Non per nulla circola folli voci di riduzione delle chiusure per il periodo natalizio. Boccata di ossigeno per negozianti e ristoratori, cui però seguirebbe una rapida marcia indietro, non appena il numero di casi di CoViD-19 arrivasse a livelli decisamente più che critici.
Io penso che aprire per 15 giorni e poi chiudere di nuovo per un tempo più lungo, sia un’enorme presa in giro e un pericolo pazzesco per decine di migliaia di famiglie, sballottate fra lavoro e chiusure. Inoltre costerebbe centinaia di vite umane. E non solo di “vecchi” come pensa qualche imbecille.
I politici che governano Stato e Regioni, secondo me, non sono all’altezza della situazione. Ciò che più preoccupa è che la mancanza di capacità riguarda tutti i partiti, movimenti, circoli politici e aree geografiche.
Siamo nei guai.
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