Tiare e no cjacaris

Il valore della terra quando quello dell’aria fritta crolla

Fin da quando ero ragazzino avrei voluto possedere un po’ di bosco e un campo. Non che ami lavorare la terra, non lo faccio per hobby, nemmeno l’orto e non curo il minuscolo giardino di casa dei miei. Il fatto è che ho sempre desiderato avere le spelle coperte e capacità di produzione primaria.

I miei antenati, per lo meno quelli materni, erano probabilente tutti agricoltori. Nel XX secolo decisero che fosse assai meglio lavorare dove si otteneva denaro con minore fatica fisica. Così nella mia generazione e in quella succesiva, siamo tutti gente da scrivania. Nessuno se la passa male, questo è sicuro.

Ma il giorno in cui le risorse primarie dovessero scarseggiare o avere prezzi molto alti, senza un aggiornamento inflativo delle retribuzioni? Casca il palco. Io poi faccio un lavoro “inutile”. Vengo pagato per aiutare le imprese e le pubbliche amministrazioni a operare senza compromettere in modo irrimediabile lo stato e la funzionalità dell’ambiente. Basta sospendere l’efficacia di pochi articoli di legge per rendere non richiesto il mio lavoro.

I mei genitori, che pure avevano provato la carenza di beni durante la II Guerra Mondiale, non hanno mai assecondato queste mie idee, investendo tutte le risorse della famiglia sulla mia formazione: studia, viagga, impara le lingue, fai esperienza. Rendermi un professionista del campo ambientale è costato a mio padre quanto acquistare molti ettari di terra. Sono grato a mio padre per questo investimento e per la sua fiducia in me, però è stata una decisione assunta senza considerare che il mondo cambia contiuamente, ma non lo fa in un solo verso.

Ogni civiltà attraversa fasi di “alto” e di “basso”. L’evoluzione generale dell’umanità è stata in un verso, dall’inizio del neolitico a oggi, ma il sigolo popolo, la singola civiltà ha spesso fatto grandi movimenti. Pensate alla civiltà romana. Organizzazione, infrastrutture. Avete presente Roma nell’anno 1000? Una distesa di ruderi con una popolazione da paesotto, disorganizzata e senza servizi.

Quello che voglio dire è: la terra vale. È sporca, richiede fatica, non dà sempre frutti. Ma la laurea non vale veramente niente quando per scaldarti e cucinare hai bisogno di accendere lo spolert.

(spolert in lingua friulana significa cucina economica)

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