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La sicurezza viene dopo

aprile 3, 2018

Alle prossime regionali non voterò per chi mi propone “la sicurezza al primo posto”. Non è che non ritenga importante la sicurezza, a me piace la sicurezza, al limite i rischi me li voglio scegliere da solo, ma trovo che proporla come primo e più importante punto di un programma amministrativo e politico sia sbagliato. Mi spiego.

Noi tutti abbiamo una sensazione crescente di mancanza di sicurezza, derivante soprattutto dal martellamento costante da parte dei mezzi di disinformazione di massa. In realtà i reati in Italia sono in diminuzione, anche perché l’Italia non è mai stata un paese del tutto sicuro. Senza tema di smentita posso affermare che la microcriminalità e la criminalità organizzata hanno spadroneggiato in Italia da ben prima che io nascessi.

Ma veniamo all’oggi. Innanzitutto vi faccio notare che il Friuli Venezia Giulia non è per nulla marginale, ma bensì quasi al centro di un continente, punto di contatto fra mondi diversi, il che non può che essere un enorme vantaggio.

L’Italia in generale e il Friuli Venezia Giulia in particolare hanno sofferto molto la crisi, che altro non è se non la fusione fra una crisi finanziaria e una crisi del sistema produttivo. Le fabbrichette non hanno chiuso perché c’è stato il gran patatrac delle borse americane, non solo per quello. Hanno chiuso perché la produzione di molti beni si è spostata all’estero, perché il mercato è cambiato, perché in Italia l’energia costa di più, il lavoro costa di più, le tasse sono più elevate, la logistica è cattiva, l’innovazione di cui tutti parlano riguarda una parte delle imprese ma non la massa di coloro che avevano fatto fortuna fra gli anni ’60 e ’90 del secolo scorso.

Ma non partirò dalla produzione industriale, perché il perdurare della crisi dipende da un sistema inadeguato.

La sanità è in difficoltà, anche perché ci sono stati cambiamenti importanti, sono aumentate le malattie di tipo cronico degenerativo, per lo meno quelle diagnosticate e dunque che richiedono più analisi, visite, interventi. Il numero di cittadini è rimasto più o meno invariato rispetto agli anni ’80, ma sono cambiate le esigenze. Ora è ovvio che bisogna ripensare il sistema (more…)

Fine anno 2017, non è tempo di bilanci

dicembre 31, 2017

Credo dovrebbe essere più che altro tempo di progetti, anche se qualunque progetto si basa su uno stato di fatto.

Se devo riconoscere per forza la mezzanotte fra il 31 dicembre 2017 e il 1 gennaio 2018 come uno spartiacque, il mio “buon proposito” per l’anno nuovo è sicuramente questo: fare cose difficili.

Il 2017 per me è stato un anno difficile, non per scelta. Sicuramente uno degli anni più difficili dei 46 che ho vissuto finora. E’ banale dirlo, ma ovviamente l’evento che ha segnato di più questo anno è stata la morte di mio padre, o meglio la malattia che si è conclusa con la sua morte. E’ stato un periodo fortunatamente breve (meno di sei mesi) ma in qualche modo esaltante. Ho sempre riconosciuto in mio padre una forza (more…)

Preoccupante disorientamento politico

Maggio 15, 2017

Sono disorientato. Dopo ben 27 anni dall’acquisizione del diritto di voto, ovvero dalla maggiore età, non trovo nel panorama politico italiano qualcuno che mi possa rappresentare. Non lo dico per questioni di dettaglio o per le inevitabili antipatie personali, non siamo d’accordo sugli assiomi, sui comandamenti, sulle idee di base.
Questo crea, sul piano personale, una situazione molto grave perché mi costringe a scegliere fra tre alternative:

  • non votare e accettare che il potere legislativo ed esecutivo siano assegnati a chi ha idee diverse dalle mie
  • votare tappandomi il naso per evitare che il potere venga affidato a chi reputo essere il peggiore
  • votare me stesso.

Tutto molto preoccupante, per me.