Anime candide si stupiscono e indignano per l’uso russo (e ucraino) della “dezinformatzija“.
Tanto per cominciare, un secolo fa l’URSS creò strutture dedicate proprio alla produzione della disinformazione, è una tradizione ormai consolidata. Non mancando di senso dello humor, una grossa parte della disinformazione rivolta all’opinione pubblica interna era affidata alla stampa e in particolare alla famosa Pravda, che in russo significa Verità.
In secondo luogo, la disinformazione a scopo propagandistico è stata abbondantemente usata in Italia nel corso dell’ultimo secolo. Pensate ad esempio alle false informazioni diffuse riguardo al potenziale produttivo e militare del paese ai tempi di Mussolini. Ricordate le campagne di propaganda volte a cancellare la coscienza storica delle minoranze etniche (fra cui friulani, occitani ecc.) nell’ambito della Repubblica Italiana.
Non possiamo dimenticare la valanga di falsità che sono state diffuse su ogni argomento negli ultimi decenni, usando sapientemente la televisione prima e internet poi.
Ci sono i bufalari per diletto, ma ci sono anche i disinformatori professionisti, che trovano oggi un essenziale aiuto nei condivisori seriali da social network. La bufala è molto apprezzata, che si parli di mozzarella o di informazioni.