Si sta avvicinando il periodo dell’anno in cui si susseguono il giorno della memoria e il giorno del ricordo.
Una cosa mi è chiara, in quelle due giornate, come prima o dopo di esse, pochi ricordano veramente qualcosa.
Si sta avvicinando il periodo dell’anno in cui si susseguono il giorno della memoria e il giorno del ricordo.
Una cosa mi è chiara, in quelle due giornate, come prima o dopo di esse, pochi ricordano veramente qualcosa.
Il social più famoso del mondo blocca le pagine di Casa Pound e di alcuni attivisti di destra. La polemica infiamma nell’Italia virtuale.
Ho letto la “policy” di FaceBook, cosa che avrei dovuto fare al primo accesso e ad ogni successiva modifica. Le regole sono piuttosto chiare e Facebook è un social media, un servizio creato e gestito da una società (azienda) che, per potente che sia, ha per forza una sua etica e la necessità di tutelarsi.
Facebook non è il foro, né il senato di una democrazia ideale. È un’arena, dove tutti possiamo combattere illudendoci di essere liberi, forti, anzi invincibili. Ci illudiamo perché questa arena ha delle regole, poche e semplici, ma chiare e fatte rispettare senza pietà, senza buonismi. Questa arena è sottoposta alla suprema autorità di un dominus, un dux, un imperator. Un cenno della mano determina il destino dei gladiatori. Immaginate che sia preceduto da 24 littori con i loro fasci di verghe e scure sulle spalle.
Sta cosa dovrebbe piacere ai figli della lupa, agli indomiti eredi delle legioni che piegarono il mondo alla volontà di Roma.
Invece pare di no. Gran lamentele, proteste contro la violazione di una democrazia ed eguaglianza che nessuno ha mai detto di garantire.
Prima o poi doveva accadere.
Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?
Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet?
Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?
Marcus Tullius Cicero.