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Buona educazione e CoViD

aprile 15, 2021

Secondo te, una persona che non parla, inspira ed espira solo dal naso, quante goccioline piene di virus diffonde attorno a sé?

Ricordo le norme di comportamento che mi insegnarono quando ero bambino:

  • Non parlare con la bocca piena.
  • Inspira ed espira col naso.
  • Non restare con la bocca aperta.
  • Lavati le mani accuratamente prima di mangiare.
  • Non toccare il cibo che altri mangeranno.
  • Se tossisci o starnutisci metti davanti alla bocca la mano.
  • Se hai messo la mano davanti alla bocca per starnutire, non toccare il cibo degli altri e non stringergli la mano (oppure metti la sinistra davanti alla bocca).

Quando seguii i corsi di Microbiologia e di Igiene all’Università (corso di laurea in Scienze Biologiche) capii l’origine di queste prescrizioni, che per i miei genitori erano solo “buona educazione” semplicemente perché non sapevano nulla di virus, batteri, trasmissione delle malattie ecc. Per me invece divenne chiaro che ogni comportamento “educato” era stato inventato come misura di prevenzione, in un tempo in cui la capacità di curare le infezioni era molto limitata.

Dobbiamo ricordare che quando nacquero i miei genitori non erano disponibili gli antibiotici, figurarsi i farmaci antivirali. L’unico modo per affrontare le malattie era non ammalarsi, oppure sostenere l’organismo degli ammalati. La maggior parte delle terapie tradizionali della medicina pre-scientifica avevano come risultato la mitigazione dei sintomi. Molte terapie erano assolutamente inutili, roba inventata da pseudo scienziati che oggi avrebbero milioni di followers sui social, esattamente come allora.

Oggi stiamo affrontando una malattia che viene provocata da un virus trasmesso per via aerea. La nostra capacità di curare la malattia è piuttosto limitata, il sostegno all’organismo nei casi molto gravi non ha successo, in quelli gravi richiede mezzi che non sono indefinitamente disponibili. Così dovremmo tornare indietro di qualche secolo e adottare comportamenti che riducano la probabilità di inalare i virus sparati nell’aria da qualcuno che ne è portatore.

A volte mi trovo a pensare che, se andassi al pub e bevessi la birra in silenzio, mettendo la mascherina in posizione prima di parlare, la probabilità di sparare virus in faccia o sul bicchiere dei miei amici sarebbe molto bassa. Se loro facessero altrettanto, potremmo passare una serata al pub senza aumentare in modo significativo il rischio di trasmettere o contrarre CoViD-19.

Ma, e questo è un aspetto della psicologia umana che fatico a comprendere, piuttosto che attenerci a delle semplici regole di comportamento, preferiamo correre rischi e costringere le autorità a vietarci di andare al pub. I lavoratori della ristorazione ringraziano. No, non è “colpa” del Governo se sono fermi, è colpa di chi non è capace di comportarsi in modo decente, come ci avevano insegnato da bambini.

Decidere durante un pandemia

dicembre 7, 2020

In questi giorni è acceso il dibattito sulla classificazione delle Regioni, cui consegue l’applicazione di misure di contenimento più o meno restrittive.

Come spesso accade, molti evidenziano un conflitto fra “scienza” e “politica”. Che ricorda molto quello fra “scienza” e “fede”.

La decisione, su come governare una comunità, è sempre politica, esclusivamente politica!

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Perché non ho paura della CoViD

ottobre 16, 2020

Mentre ho molta paura di come possano comportarsi gli umani, la CoViD non mi fa paura, non in sé.

Ovviamente non nego il fatto che si tratti di una malattia con seri risvolti clinici. Può portare al decesso di persone per altri versi sane, anche ben più giovani di me, le conseguenze della malattia possono essere anche gravi, per i guariti, con danni permanenti a organi come polmoni fegato, reni. La CoViD non è un’influenza cattiva, ma una patologia che provoca morte o danni permanenti con una probabilità decisamente superiore rispetto a influenza o raffreddore, ma purtroppo si trasmette facilmente come queste.

La paura vera è uno stato psicologico utile per impedire a un individuo, o a un gruppo di individui, di compiere azioni potenzialmente dannose per sé. Quando si hanno coscienza e conoscenza, la paura diviene inutile.

So cos’è un virus, sono stato in grado di informarmi sulle caratteristiche del SARS-CoV-2, so cos’è il RNA, so cos’è un “tampone” e quali sono i metodi attualmente usati per rilevare la presenza del RNA specifico in un campione. Ho persino ripassato i vecchi appunti di epidemiologia, presi durante il corso che a Scienze Biologiche veniva chiamato Igiene.

Questo mi impedisce di avere paura, ma mi induce ad adottare comportamenti che riducano la probabilità di inalare un numero di virioni attivi sufficiente per innescare la malattia.

Se tutti i cittadini del mondo sostituissero l’ignoranza con la conoscenza, la paura si trasformerebbe in consapevolezza e, invece di cercare scuse per continuare a vivere come prima, o avere comportamenti esageratamente timorosi, faremmo la cosa giusta.

Non ho paura della CoViD-19, perché capisco come si diffonda l’agente eziologico, ma ho molta paura di Homo sapiens sapiens, perché non lo capisco.