Lo scopo del terrorismo è, da sempre, quello di indurre in una comunità il “terrore”, ovvero uno stato nel quale la ragione viene soppiantata dall’istinto di conservazione, sotto l’influenza di una paura enorme e ingestibile.
Quando il terrorista ottiene questo, ovvero riesce a modificare la percezione della realtà, riesce a indurre una comunità a reagire in modo impulsivo e talvolta illogico, o meglio seguendo una logica che in quel momento sembra rigorosa ma non lo è per nulla, allora il terrorista ha vinto.
Ennesimo episodio in Francia. Un tale di nome Karim Cheurfi, armato di fucile mitragliatore Kalaznikov ha ucciso un poliziotto e ne ha feriti due sui Champs Elysées, a Parigi. L’attacco è stato rivendicato dal ISIS e l’uomo, ucciso dalle forze dell’ordine per impedire che continuasse l’azione, è risultato essere in possesso di una copia del Corano e di una sorta di non meglio precisato “inno all’ISIS”.
Il tutto avviene alla vigilia delle elezioni presidenziali, ovvero nel momento in cui influire sulle scelte dei francesi può avere un effetto ampio e duraturo.
La prima risposta che nasce, esattamente come desidera chi ha manovrato l’attentatore, è “uccidiamoli tutti!” oppure “cacciamoli tutti fuori dal paese!”.
Sono due soluzioni che, se praticabili, avrebbero più o meno l’effetto di (more…)