Fu la luce, poi venne Marchionne, e furono guai
La FIAT è un’azienda italiana, nata e prosperata in Italia e grazie all’Italia. Per la precisione grazie a quell’unità di Italia, di cui tutti si stanno riempendo la bocca in modo più o meno corretto. Ma oggi la FIAT sembra smaniosa di lasciare questo Paese.
La grande fortuna della FIAT è stata quella di avere a disposizione l’Italia, un paese povero ma ricco di braccia, un paese di grandi ineguaglianze ed ingiustizie, su cui ha regnato per decenni una casata di individui avidi e guerrafondai. La FIAT, come i Savoy, è partita da Torino.
La creazione del Regno d’Italia e la distruzione sistematica di ogni embrione di sviluppo industriale e finanziario del Sud, consentirono agli industriali piemontesi e lombardi di monopolizzare un paese intero, innanzitutto attingendo ad una enorme forza lavoro, fornita dai ceti poveri dell’Italia meridionale. Fu con le braccia del Sud che le industrie del Nord divennero grandi, anche grazie alle discutibili operazioni compiute dai Savoy, ormai diventati Savoia, nel rastrellare le risorse mobili degli imprenditori meridionali.
Da un lato mezza Italia venne condannata ad una secolare povertà, dall’altro lato alcune aziende, e la FIAT fu una delle maggiori, poterono crescere a dismisura.
La grande fortuna della FIAT fu dovuta indubbiamente alla capacità dei suoi progettisti e dirigenti, ma non sottovalutiamo la Prima Guerra Mondiale. La FIAT produsse mezzi militari, auto e soprattutto camion, che fecero fluire nelle casse dell’azienda enormi capitali. Ancora una volta, la FIAT prosperava sul sangue degli italiani.
Durante il ventennio fascista l’azienda crebbe ancora, realizzando una progressiva conquista di monopolio, in particolare per quanto riguarda le forniture pubbliche. Non secondaria fu la capacità di Giovanni Agnelli di rapportarsi in modo amichevole col regime fascista. Gli affari crebbero ancora con la Seconda Guerra Mondiale, che divorò nuovamente vite e capitali.
La FIAT uscì dalla guerra in condizioni migliori rispetto a molte altre aziende. Giovanni Agnelli, conscio di essersi compromesso eccessivamente col regime, lasciò la guida dell’azienda, che rimase comunque regno della famiglia. Con gli aiuti del Piano Marshall l’industria italiana riprese quota, e con essa ovviamente la FIAT, che rimase leader e principale fornitore dello Stato.
Per decenni il gruppo FIAT dettò l’agenda industriale dei governi italiani, ricevendo appalti ed agevolazioni, fra cui i famosi “incentivi” creati alla fine del XX secolo. Sembrava che il legame fra Italia e FIAT fosse ormai una simbiosi. Ma così non era. (more…)