La civiltà dei SUV

Maggio 19, 2023

Capisco il comportamento di molti miei concittadini, nel senso che ne comprendo l’origine e lo scopo, ma fatico ad accettare l’attuale realtà.

Mi capita spesso di passare in auto lungo via Gorizia e via Diaz al mattino, proprio all’orario in cui tutti stiamo andando a lavorare, compresi gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. È diventato normale constatare che lungo via Diaz vi siano auto ferme nella corsia di scorrimento di destra, accanto alle auto parcheggiate negli appositi spazi. Via Diaz ha due corsie ed è una strada a senso unico, quindi rimane libera la corsia di sinistra, tuttavia il senso di avere una strada importante (fa parte dell’anello che circonda il centro città) a senso unico è quello di disporre di due corsie per consentire un flusso di veicoli maggiore nelle ore di punta. Alle 10 di mattina basterebbe una corsia, siamo pur sempre a Udin, ma alle 8 ne servono decisamente due. Ebbene, le corsie effettive utilizzabili alle 8 del mattino non sono due, ma una sola, perché ci sono le auto ferme sulla corsia di destra.

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Capisco

Maggio 7, 2023

Oggi sono rimasto a casa, a fare nulla. Ieri ho fatto un’attività per cui non sono allenato e sono stanchissimo. Però stare a casa, pensando che domattina alle 06:30 dovrò iniziare a lavorare è psicologicamente devastante.

Capisco quelli che la domenica non fanno un razzo e poi avrebbero voglia di spaccate il mondo intero a martellate. Una giornata così cava la voglia di vivere.

Addio compagni dai campi e dalle officine

Maggio 4, 2023

《Compagni dai campi e dalle officine, prendete la falce e portate il martello》 è il verso di una celebre canzone “di lotta” composta da Paolo Pietrangeli nel 1966, divenuta un inno nel periodo della contestazione detto del ’68.

Recentemente diversi seguaci di movimenti e partiti che si considerano di sinistra ed eredi della tradizione rivoluzionaria di ispirazione comunista, hanno assunto posizioni piuttosto strane. Ad esempio contestano l’agricoltura intensiva, che sembrava invece molto amata dagli agricoltori. Nello stesso tempo, molti si esprimono contro la creazione o il mantenimento di impianti industriali. Dove lavorano o lavorerebbero gli operai.

Niente campi, niente officine, da dove cavolo li tireranno fuori i compagni?

In realtà un problema c’è ed è grave. I figli e nipoti dei braccianti agricoli di un tempo oggi sono laureati e lavorano nel terziario. Gli sfruttati sono quelli dei call centers e dei delivery services. Una canzone con ste parole non è mica facile da immaginare. I braccianti restano sempre, ma ormai sono per lo più africani, bengalesi, mediorientali, che interessano alla sinistra in quanto migranti da accogliere, senza pensare molto al dopo. Cioè, se arrivano vivi dopo un viaggio pericolosissimo, se sopravvivono a violenze di ogni genere, li accogliamo (almeno spero!) e poi … eh, poi boh. Che cosa gli facciamo fare? Integrazione! Inclusione! 0k, ma cosa cavolo gli facciamo fare? Spesso sono persone non istruite, che non possono trovare impiego diverso da quello dei compagni dei campi e delle officine di un tempo. Altre volte sono istruiti, pure molto, ma non parlano italiano e noi non parliamo inglese (cioè, voi non parlare inglisc, io parlare avonde ben). Quindi finiscono comunque a fare lavori pari a quelli degli analfabeti. Ma dove?

Eh, le fabbriche inquinano e se sei di sinistra oggi pensi al cambiamento climatico. Se non sei di sinistra non ci pensi ma finirai comunque per subirne le conseguenze; non saranno piccole, credetemi. Siamo nei guai e negarlo non ci salverà. Come non ci salverà stracciarci le vesti.

I campi? Si ma biodinamici e senza ogm. Non producono un ostia, non mantengono 60 milioni di mangiaspaghetti, ma tanto possiamo importare a prezzi stracciati risorse agricole dai paesi più poveri. A pezzi stracciati perché lì i compagni dai campi li sfruttano di brutto.

Mi è capitato persino di vedere bandiere rosse a una manifestazione contro un nuovo impianto industriale. Ho pensato al mito del compagno Алексе́й Григо́рьевич Стаха́нов (Stakhanov). Niente da fare, in compagno Stakhanov è anacronistico. Innanzitutto bisogna lavorare 7 ore al giorno per 5 giorni (35 ore). Ma potremmo anche passare a 4 giorni. Ma si, tanto la roba che compriamo è prodotta in Cina, dove sono ancora compagni comunisti e se non lavori come un mus ti rieducano al volo. Ah, fra l’altro il compagno Stakhanov lavorava come minatore nel Donbass e oggi non so mica come se la caverebbe con quella schifo di guerra.

E il terzomondismo? Quelle meravigliose e veramente interessanti idee su come liberare i paesi del Terzo Mondo, i cui abitanti sono poveri de facto, dal giogo delle multinazionali che ne rapinano le risorse? Voglio dire, le lotte del Che? Hasta la victoria forse!

Che benaltrismo qualunquista!

Beh dai, se in Nigeria la gente muore di fame seduta su giacimenti di petrolio, li accoglieremo, ma le cose importanti sono altre, tipo l’inclusività.

A me piacerebbe escludere i nostri culi pallidi dalle poltrone che controllano le risorse dell’Africa e del Sudamerica. Altro che inclusione!