Tanti annifa, una mia nonna lottò contro i fascisti, anche per trasformare l’Italia in una Repubblica dove la Costituzione prevedesse parità di diritti senza distinzione di sesso. Andò a votare e nel corso della sua vita vide una donna alla presidenza della Camera dei Deputati e una titolare di un Ministero.
Oggi vivo in un paese dove il Governo è presieduto da una donna. Il mio paese fa parte di una federazione di stati il cui organo esecutivo è presieduto da una donna. Nella stessa federazione, l’organo democratico rappresentativo (e in parte legislativo) è presieduto da una donna. Ho sposato una donna che all’epoca era dirigente in una miniera e lavorava in sottosuolo; una sua zia quasi centenaria ha due lauree magistrali.
Eppure mia madre continua a chiedermi chi votare alle elezioni. Ma non è il peggio: molte altre donne continuano a insegnare ai figli che una in minigonna è una zoccola, oppure aggrediscono insegnanti che tentano di fare il proprio mestiere, che è impedire un futuro di ignoranza.
Molto uomini, troppi, continuano a considerare le donne degli oggetti, di cui disporre. Per quanto sia vero che nella mia vita sono state donne le persone che mi hanno fatto più male, umiliato e danneggiato, non capisco il disprezzo. Non c’entra nulla la coppia di cromosomi numero 23, siamo tutti umani, capaci di fare cose stupende o di fare schifo.
Comunque a tutte coloro che oggi hanno parlato di “festa” ho dedicato una cordiale indifferenza. Siamo tutti persone, cerchiamo di ascoltare solo chi ha cose intelligenti da dire.