Sicurezza stradale

Morti e problemi delle strade

Tre morti. Due auto, nel tratto fra Carnia e Pontebba della A23, centrano un camion fermo in galleria. L’autostrada bloccata, chilometri di coda.
Stamattina, al Gazzettino Giuliano (il GR Regionale del FVG), la notizia di un incidente in Carso. Un motociclista finito contro un’auto.
La scorsa settimana, un’auto esce di strada ed una bambina di 4 anni muore.
A conti fatti sembra un bollettino di guerra. Detesto dirlo, perché suona così inutilmente drammatico, invece è terribilmente reale.
Molti di noi hanno visto qualche incidente automobilistico, abbiamo perso amici, parenti o conoscenti in un incidente. Alcuni sono stati coinvolti.
Abbiamo l’auto, la moto, lo scooter, la bicicletta. E percorriamo le strade, per spostarci. Talvolta lo facciamo per necessità, altre volte per svago, forse con pigrizia, oppure per dovere. Siamo sempre meno disposti a “perdere tempo”. Le auto sono sempre più veloci ed affidabili, ma noi rimaniamo uguali. Anzi, invecchiamo, ed invecchiando i nostri riflessi rallentano. Siamo sempre più nervoso e distratti allo stesso tempo.
Due giorni fa ho attraversato Udine in sella alla vecchia Vespa 150 di mio padre. Splendido motomezzo, ma lento, instabile e pericoloso. Quando sei su una povera piccola Vespa, esposto come o più di un pedone, percepisci in modo particolare l’andamento del traffico. Per inciso, parliamo di una città di poco meno di 100.000 abitanti, con un traffico che, se paragonato a quello di Milano o Roma, è ridicolo, moderato, regolare. In questi giorni poi Udine è semideserta. La gente va in ferie dopo ferragosto.
Fermo ad un semaforo. Guardo le luci per i pedoni. Quando il verde lampeggia per annunciare il prossimo passaggio al rosso, innesto la prima. Scatta il rosso per i pedoni. Sposto lo sguardo sul semaforo per noi auto/moto. Scatta il verde. Mentre lascio andare la frizione ed accelero, l’automobilista dietro di me suona nervosamente il clacson.
Oddio! Che succede? Mi volto e vedo che la signora, dentro l’auto che mi segue, gesticola. Intuisco che mi sta dicendo “muoviti cretino” o qualcosa di meno gentile. La lascio sgommare via a tutta velocità. Dopo un minuto la ritrovo, mentre ad uno stop tira dritta senza guardare, tagliando la strada ad un furgone che avrebbe potuto farne marmellata.
Avrà avuto un’emergenza.
L’avrà poi avuta?
In autostrada il limite di velocità è stabilito pari a 130 km/h. Viaggiando a 135 km/h indicati dal mio tachimetro, vengo regolarmente superato da decine di auto nel tratto Udine – Ronchi dei Legionari. Arrivano da dietro e mi lampeggiano furibondi, perché sono lento. Io sto superando una fila di camion infinita. Non potrei rientrare a destra, a meno che non salti in braccio ad un camionista ucraino, ma questo non li riguarda a quanto pare. Io non mi scompongo. Sono ben 5 km/h oltre il limite di velocità e questo significa che devo al più rallentare, non accelerare!
Il sabato sera è peggio. Dopo le 22 le strade sono minate. Gente che guida ubriaca da una parte, pattuglie che tentano di bloccarli dall’altra. Nel mezzo quelli che hanno bevuto un bicchiere di vino in osmiza e se la fanno sotto. Gli ubriachi non hanno paura delle pattuglie. Credono di essere “a posto”.
Pur essendo un consumatore di alcolici, trovo che sia un bene avere le pattuglie con gli etilometri sulle strade. E’ un bene mettere la cintura di sicurezza. E’ pericoloso parlare al cellulare mentre si guida. E’ stupido e quasi criminale non rispettare precedenze e limiti di velocità.
Un errore, su un’auto che viaggia a 50 km/h, quindi apparentemente “piano”, può costare la vita. Nostra o di altri. Si tratta di responsabilità, di avere un atteggiamento adulto, diverso da quello dei bambini che, privi di maturità, agiscono esclusivamente per proprio conto. Il motivo per cui ci danno la patente a 18 anni è che quell’età è stata giudicata sufficiente per essere maturi e ragionevoli.
Sfortunatamente non è così. Acceleriamo, guidiamo ubriachi, ci distraiamo, come se nulla fosse. Come se fossimo soli in mezzo ad una spianata deserta, con una pista enorme attorno e nulla o nessuno a cui badare. Non è così.
Siamo tanti, milioni di automobilisti, ogni giorno sulle strade. Se qualcuno sbaglia, ci scappa l’incidente. E tanto più veloci sono le auto, tanto più probabile è che l’incidente sia mortale. Non dimentichiamo poi le migliaia di feriti, spesso resi invalidi a vita.
La patente a punti sembra non funzionare più. Si danno “strette”, dei “giri di vite”. Una tecnica da stato di polizia, resa necessaria forse dal mancato rispetto delle regole. Quelle che esistevano già, da molti anni, vengono ignorate bellamente. Non si è mai potuto guidare in stato di ebbrezza, ma da quando le sanzioni sono diventate molto dure, la paura è cresciuta. Ciò non ostante, la mentalità non cambia, la cultura rimane la stessa, ci si industria per trovare trucchi che ci permettano di continuare a comportarci come prima ed a mettere a rischio la nostra ed altrui vita.
Non credo esistano soluzioni semplici a questo problema. La degradazione culturale che lo ha determinato è stato un processo lungo. Serviranno anni per rimediare, anche volendo. Di sicuro, non avranno effetto le misure “esemplari” ma troppo limitate e di facciata che il Governo sta elaborando. Oggi alla radio ho ascoltato una notizia sconvolgente: una pattuglia dei Carabinieri non ha potuto accorrere sul luogo di una rapina perché … la loro auto ha grippato il motore. Ecco, le Forze dell’Ordine sono a piedi. Come faremo ad applicare le norme restrittive? Chiederemo ai Carabinieri ed alla Polizia di inseguire la gente a piedi? Forse avremmo una buona squadra di atletica per Londra 2012 … bah!

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